Un po’ di tempo fa David Frati, direttore di Mangialibri.com, ha chiesto ai redattori di recensire il proprio libro preferito. Il mio è sicuramente Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta, di Robert Pirsig. La recensione è apparsa qui, la ripropongo per chi passeggia sul blog.
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“Io ho la tendenza a fissarmi su un problema filosofico e a girarci intorno in cerchi sempre più stretti che, alla fine, o fanno saltar fuori una risposta oppure diventano così involuti, così ripetitivi, da essere pericolosi per la mia salute mentale”. In questa breve affermazione è probabilmente raccolta l’essenza eterea della Filosofia, che guida l’uomo, dall’alba dei tempi, ad intraprendere quel percorso d’amore per la sapienza in cui gli obiettivi si allontanano tanto più i progressi tendono a guidarlo verso l’illusione di una verità definitiva. Il vortice della Filosofia qui è esemplificato da un viaggio in moto, ed è così che gli ingranaggi del mezzo diventano i nodi del pensiero millenario. A guidare la moto è Robert Pirsig, a seguirlo in questo viaggio c’è il figlio Chris – attraverso gli Stati Uniti, dal Minnesota alla California. Passando per paesaggi sconfinati e gli orizzonti poetici di un viaggio senza meta inizia, come per incanto, l’era della metafisica delle qualità: una visione dell’universo non intellettuale, in parte di matrice zen ma in cui logica e ragione si costituiscono come la chiave interpretativa del reale. Durante tutto il percorso, il protagonista si sdoppia, dividendosi tra essere e non essere, rivelandosi Fedro, parte integrante della sua coscienza che lo aveva condotto sul baratro della follia, sepolta solo dal dolore di una terapia attraverso l’elettroshock. Tutta la storia del protagonista, verosimilmente la vera vita dell’autore, è rivelata lentamente durante l’opera, ed è proprio il senso della “ricerca” che domina lungo tutto il romanzo a costituire, questa quasi biografia, come un autentico diario di bordo della mente del filosofo d’ogni tempo. Ma perché una moto e cosa c’entra con la ricerca della verità?
Curare la propria motocicletta significa entrare in contatto con essa, ed il più delle volte le meticolose descrizioni delle riparazioni durante il viaggio simboleggiano il continuo ‘aggiustamento’ teorico della Filosofia contemporanea. Solo che affidare ai meccanici il mezzo che ci conduce alla verità denota il “non tenere a ciò che si fa”; una separazione incolmabile tra il nostro spirito e la vita che siamo costretti a condurre. Ed è attraverso l’osservazione della moto che il protagonista, un professore di Retorica, scorge il Buddha rinchiuso nei circuiti meccanici e ci spinge a ripensare il rapporto tra la tecnologia e l’umanità. Un classico degli anni ’70 che continua a costituirsi come capolavoro senza tempo. Un viaggio, questo del professore ancorato alla realtà dal figlioletto Chris, destinato a concludersi nel peggiore dei modi, con la morte del figlio stesso molti anni dopo all’uscita del college. Un’ancora di salvezza svanita che condurrà Pirsig verso il viaggio morale di Lila e della nuova gravidanza della moglie rivelando, tuttavia, che senza l’aiuto dell’amore che trattiene i filosofi nel mondo reale tutto è perduto e Fedro, la bestia aggressiva che giace entro di noi, tenderebbe a prendere il sopravvento liberando il filosofo nel mondo di nessuno, dove la moto continuerebbe a correre ben oltre le praterie, i boschi, i canyon e le paludi.