Apparso su il Cambiamento 26/11/11
Oggi, fattosi coraggio, è tornato a trovarmi l’alieno Sebastiano. Quando gli ho scritto che Berlusconi era caduto, e che i “tecnici” erano venuti a salvare la patria, le sue antenne si sono fatte dritte dalla gioia. Presa la corriera interstellare, che non appena incrocia i binari della terra subisce forti rallentamenti a causa della lentezza dei suoi abitanti nel costruire le grandi opere, Sebastiano è approdato a Lambrate dove lo aspettavo, leggendo il giornale, nelle vicinanze della stazione.
Non appena arrivato, non sto nella pelle per comunicargli tutta la mia gioia nel vederlo che poi, gli dico, sulla terra pensavo proprio di non vederlo più dopo quella lettera così triste. Sebastiano, un po’ impaurito e tremante, si fa sempre più coraggio, e mi dice che questa volta non scapperà all’improvviso: lo promette. Tuttavia, sin da subito, mi esprime le sue perplessità sulla sostanziale uguaglianza con la situazione che aveva trovato. Io gli dico, senza arrabiarmi, che Monti e compagni (ma il termine “compagni” mi sa che è improprio), sono a lavoro solo da pochi giorni e che stanno preparando, in gran segreto, un super pacchetto di riforme che cambierà l’Italia, salverà l’Europa e condurra il mondo a miglior vita.
Che Monti ed amici siano un po’ lenti, in realtà, è una cosa che ha suscitato dubbi non solo a Sebastiano, ed anche il Financial Times ha picchiato duro. Ma sono i soliti malpensanti. Non hanno visto di quanti consensi gode il nuovo governo? Quanto sono tecnici questi tecnici? E quanto è bello in democrazia non poter votare i propri governi? Talvolta, non mi si accusi di presunzione, penso di essere l’unico a ragionare, qui di zona.
Fatto sta, che Sebastiano, questa volta non è andato via davvero. Per restare sulla terra, il poveretto, ha continuato a prendere tranquillanti. Chiudeva gli occhi di fronte alle macellerie, piangeva per le prostitute, raccoglieva le carte da terra e la notte, per non fare pensieri che lo tenessero sveglio, ha dovuto consumare tutto il sonnifero della farmacia notturna di via Rombon dove, giusto di fronte, “battono” delle ragazze che non arriveranno a quindici anni. Povero Seba …
A Pasqua, passati mesi dal governo di Monti, Sebastiano decide di uscire a controllare dopo settimane che rimaneva chiuso in casa. Da parte mia, lo giuro, è stata inutile ogni resistenza. Gli dicevo, e non sapete quante volte lo ripeto, “non uscire Sebastiano! Non fa per te”. Ma lui continuava a dire che ero esagerato, e che peggio della prima volta era impossibile.
Messo il piede a sei dita fuori di casa, il poveretto cominciò ad urlare. Vecchi pensionati erano in strada a chiedere aiuti, giovani coppie vivevano in tenda vicino alla stazione, le prostitute erano aumentate, ed era pieno di ragazzi picchiati dalla polizia, a sua volta privata di macchine, stipendio e dignità.
I giornali raccontavano la fine di una moneta, e di un’epoca. I tecnici, che della politica non sapevano nulla, dalla politica erano stati travolti. L’economia, coi suoi dettami, aveva spazzato via ciò che resta dell’etica.
Volavano gli aerei in cielo, ed il fumo delle bombe infastidiva anche Sebastiano, che pure non aveva il naso. Mise le mani in testa, e le avvolse tra le antenne. Chino sulle gambe chiamò aiuto, e sussurò alle mie orecchie stanche, di udire le cose terrene, che adesso doveva aiutarci.
L’umano, mi disse, non è cattivo. Ed è nei tuoi occhi che lo capisco. Arriveranno alcuni amici dal mio pianeta, vi aiuteremo a ritrovare la strada giusta.
Non sono tecnici, mi scuserai, ma politici e filosofi di un’etnia strana. La loro sopravvivenza è legata al benessere degli altri. Se tanto riescono a dare ai cittadini, tanto avranno per sopravvivere; ma nel momento in cui amministrano male la cosa pubblica, questi muoiono.
Prenderanno a cuore anche voi, caro Leonardo, e finalmente sarete salvi.
Continua …