Numero 6

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C’è un quadro di Francis Picabia, avanguardista surrealista, che si chiama Balance. A guardarlo di straforo sembra la solita merda d’artista: copri la puzza e il gioco è fatto. Ma facendo lo sforzo di una contemplazione più tenace e critica si può osservare il mistero della vita nelle cinque sfere attraversate dalle forme regolari che dovrebbero essere parti d’una bilancia. Se accumunato a Matisse e Picasso, questo quadro ‘semplice’ e senza effetti apparenti, perde la sua completa originalità. L’etica del dipinto si fonda su una totale critica alla fondazione della metafisica dei costumi. Uno potrebbe dire che non vede che palle e, quand’anche per una particolare predisposizione artistica sarete attratti da Balance, non capirete quando sto per dirvi. Nella semplicità serena delle sue forme il dipinto suppone la necessità del candore; se fosse versi direbbe senz’altro: Come l’erba d’inverno/invisibile nel campo coperto di neve/l’airone bianco nella sua propria forma/tiene celato il suo corpo (San Sho Doei). La necessità stessa di titolarsi, come una firma doppia nell’angolo destro, trapela il volto di una domanda ulteriore. Esiste un equilibrio? Possiamo realmente bilanciare gli epifenomeni esistenziali? Le parole, inafferrabili frecce denotative, sono misurabili come un chilo di pasta asciutta? L’economia di scambio di Picabia impone l’assoluto gesto artistico: il dare del fruitore, per nulla ricevere. Un affidarsi cieco alla linee tracciate in un chissà quando, da un chissà chi, verso un chissà dove. Sullo sfondo beige della bilancia che non c’è appare il viso cupo di Thoreau, e la sua casa libertaria sul lago ghiacciato di Walden. Come un gioiello a Concord proteggeva la libertà dagli equilibri e dai compromessi ed allora, anche in pittura, la proporzione di misura di Balance cede all’irregolarità della sfere che quasi diventano spirali di chiaro  scuri e nessuno sfugge all’irregolarità, ritrovata incoerenza, della vita nella Via Lattea. Anche la natura è in questo quadro – il suo essere illuminata dall’umana interpretazione. Puoi vedere un cannone insanguinato come abc della società, ma il pendere della bilancia verso il movimento di una singola ape non lascerà spazio all’insondabile marcio dell’architettura umana – «La psicanalisi è un mito tenuto vivo dall’industria dei divani» (Woody Allen).

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