Scritto su commissione per mozione comunale contro il circo – Scandicci (FI)
Fonte: blog di A. Martini
1. Una delle peggiori cose che possano capitare a un essere cosciente, in grado di esperire il mondo in modo complesso, avendo relazioni articolate con l’altro da sé, è essere privato della libertà. Anche i grandi romanzi della letteratura, quelli che costituiscono un “fondo comune” per le nostre vite, raccontano il peggiore dei disagi umani nel suo perdere il controllo della propria esistenza. In 1984 di Orwell, giusto per citare il più noto, la libertà apparente è una catena per l’anima: il proprio spazio non esiste più, tutto è controllato da qualcuno che è al di là di noi stessi e l’angoscia è tale, che la stessa vita perde di senso. Se non fosse è che lo stesso Orwell, nella Fattoria degli animali, a rappresentare una simile situazione per il non umano, non avremmo difficoltà – guardandoci intorno – a credere che la nostra specie crede di essere l’unica a poter godere della libertà, soffrendo per la sua privazione forzata.
2. Non che oggi, intendiamoci, la schiavitù sia scomparsa: ma è socialmente respinta, almeno, e non è poco, nelle porzioni di mondo che chiamiamo – erroneamente – “civili”. Dico erroneamente perché non riesco a sentire che urla, pianti e sofferenze che, seppur diverse da quelle che caratterizzavano i protagonisti di 1984, continuano indisturbate. È ormai cosa nota, non solo agli specialisti del settore, che l’umano non sia l’unica vita cosciente di questo pianeta: altri “terrestri”, monadi esistenti con cui condividiamo l’ambiente, esperiscono il mondo attraverso i sensi, una vita mentale ed emotiva e, non di rado, addirittura attraverso un linguaggio. Eppure tutto ciò che riusciamo a fare, con animali meravigliosi, quali maiali, cavalli, lepri … e mangiarli. Nonostante non sia necessario per la nostra vita, noi diamo un peso maggiore al gusto che al buono: sacrifichiamo l’etica per un vizio e continuiamo, come se nulla fosse, a definirci gli unici esseri coscienti. Ma dove sta, mi chiedo io, la coscienza nel vedere una madre separata da un figlio, privata della luce, munta fino allo sfinimento, e poi uccisa?
3. Tra tutte queste privazioni di libertà, a mio avviso, del tutto paradossalmente la peggiore è rappresentata dal circo con gli animali. E si badi bene che, infatti, lo chiamiamo con gli animali e mai per gli animali. Ciò che capita, in un circo in cui gli animali sono usati come dei pupazzi – come degli automi cartesiani da programmare a piacimento – è che il dolore che scaturisce dal disagio della perdita della libertà si aggrava della peggiore delle sensazioni: l’umiliazione. Noi assistiamo a una messa a nudo del dolore degli animali, all’interno dei circhi, che è paragonabile solo a quella di un campo di sterminio che fosse stato usato per far camminare i bambini ebrei su una gamba per il divertimento delle famiglie naziste. L’unica giustificazione che trovano, i signori del circo, per continuare questo massacro delle emozioni è che è sempre stato così, da generazioni, è parte della loro cultura e, in fondo, gli animali stanno bene. Ma che cultura è (e cosa ce ne facciamo) quella che impone la sofferenza a chi è indifeso? Già, perché l’unico vero motivo per cui continuiamo a violentare gli animali nei circhi è uno: che possiamo farlo, perché il loro essere indifesi non comporta rischi. Non ci sarà nessuna rivoluzione degli animali, che ci costringerà – come con le donne, i neri, gli omosessuali – a rispettare i loro diritti – la nostra vigliaccheria è senza limiti. È per questo che tocca a noi fare la rivoluzione per loro, ed è per questo che vi chiediamo quanto segue parlando non, per bocca nostra – che respiriamo aria libera e godiamo, come voi, dei diritti minimali – ma per bocca loro.
4. Noi non siamo contro il circo: noi siamo contro il circo che usa gli animali contro il loro volere. Chiediamo che nessuno autorizzi più manifestazioni che, con la scusa del divertimento e la cultura, continuino un massacro a cielo aperto della dignità del vivente. Siete davvero interessati alla cultura? Allora sarebbe il caso di dire che le principali riviste scientifiche del mondo concordano che gli animali non umani sono esseri coscienti, che possono provare dolore, e con cui possiamo istaurare rapporti non violenti meravigliosi e liberi. Siete interessati al divertimento dei bambini? Allora non portateli a vedere violenze sugli animali, gabbie, fruste, cerchi infuocati, scimmie travestite: tutto ciò è diseducativo – dimostrato dalla psicologia dell’età evolutiva – e rischia di rendere i bambini assuefatti alla violenza, anche quella intraspecifica. Siete interessati a manifestazioni che portino soldi e turismo in città? Organizzate dei festival davvero culturali, in cui si mostri che un altro mondo è possibile, e può cominciare dai cambiamenti individuali ma soprattutto da quelli delle istituzioni. Ogni qualvolta chiudete gli occhi, e dite si a una barbarie come il circo con gli animali, condannate a morte certa decine di animali – decine di esseri senzienti che, come voi, piangono, ridono, sognano, sperano e amano. In molti circhi sono addirittura usate le scimmie, e i primati che hanno dimostrato di essere a noi talmente simili da provare commozione per la realtà in un modo così profondo che, ogni violenza nei loro confronti, non può non chiamarsi tortura psicologica.
5. Ecco non tutto ciò che è legale è giusto. E per questo che le istituzioni dovrebbero essere prima di tutto morali, e solo dopo politiche. Circa Settant’anni fa, vorrei ricordarvi, era legale che le donne non votassero, e avessero meno diritti degli uomini; duecento anni fa la schiavitù era ancora largamente diffusa – oggi, mentre parliamo, la Russia ha sancito il carcere per gli omosessuali e multe per chi parla di omosessualità in pubblico. Basterebbero questi pochi esempi a comprendere che lo scudo della giurisprudenza deve lasciare spazio alla spada della morale: noi oggi vi chiediamo, facendoci portatori di un enorme dolore silenzioso, di alzare al cielo questa spada e di spezzare le catene dell’indifferenza. Che esistano circhi in cui gli animali smettano di essere mostrati come trofei è traguardo semplice, ma può essere apripista per un cambiamento etico di cui tutti noi possiamo essere pionieri.
6. La “questione circo con gli animali” non è di pura sensibilità: bisogna smetterla di trattare gli animalisti come degli individui socialmente disturbati, sensibili e patetici. Se noi e gli animali siamo coscienti, soffriamo e viviamo nel mondo con complessità, allora ciò che facciamo a un elefante (che ha anche uno dei cervelli più complessi in natura) è grave quanto ciò che facciamo a un bambino. Signori dunque, la domanda è questa: voi mettereste mai le catene a un bambino? Lo chiudereste in una gabbia per il vostro divertimento? Lo mostrereste come un trofeo, e lo frustereste se non rispondesse ai vostri comandi in pubblico? Ecco, se rispondete di no, allora – coscienti o meno – state dicendo di no anche al circo con gli animali: a meno di non voler essere definiti irrazionali e incoerenti, ma noi siamo sicuri della vostra intelligenza.