Per una liberazione animale “qui ed ora”

una recensione a Il maiale non fa la rivoluzione – Manifesto per un antispecismo debole (ed. Sonda, 2013) di Leonora Pigliucci

«Verrà il giorno in cui il resto degli esseri animali potrà acquisire quei diritti che non sono mai stati negati loro se non dalla mano della tirannia», diceva Jeremy Bentham nell’anno della rivoluzione francese; ed oggi, che lo sfruttamento animale è sistematico e strutturale, contro quella tirannia si combatte strenuamente un po’ da dappertutto. Persino in Cina si è costituito un movimento di liberatori di animali che salvano i cani destinati al macello e non c’è Paese del mondo ricco che possa dirsi immune da fenomeni più o meno diffusi di sabotaggio, opposizione e contestazione delle pratiche di oppressione dei non umani.

Sebbene tra coloro che se ne occupano sia ormai ben radicata la convinzione che la liberazione degli animali sia la lotta contro l’ultima delle discriminazioni, espressione massima di quel progresso civile che passa per la condanna del razzismo e del sessismo, la sua prospettiva reale ha però una sua inaggirabile specificità, ed è lungi dal poter essere considerata a prescindere dalle implicazioni che essa dovrà avere sulla vita degli umani che, individualmente e socialmente, da millenni praticano forme di potere sul vivente.

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