Abitare 622 | intorno al tempo

Per Abitare n. 622 in edicola un mio dialogo con Ico Migliore intorno al design del tempo. Qui anteprima online.

Credo che come le lampade erogano luce, gli oggetti eroghino tempo. È cambiata la nostra percezione degli oggetti all’interno della casa?
A mio avviso la nascita dello smartphone ha segnato una frattura: prima della sua invenzione accumulavamo oggetti e ricordi in casa, un museo per l’archeologia privata. Entrando in una casa, gli oggetti arrivavano verso di noi all’improvviso (è il perturbante di Freud). Lo smartphone ha invertito completamente questo fenomeno, e di fatto la casa di un appartenente alla gen z non è più come la casa di un tempo, perché lo spazio fisico si è completamente svuotato. E quindi la gerarchia non è più emotiva, ma tecnologica. Questo perché la collezione degli oggetti ora si trova dentro lo smartphone: le amicizie sono lì dentro, così come le foto e i ricordi. Per le nuove generazioni gli oggetti sono diventati metafora, cioè non sono più materiali. Sono d’accordo con te sul fatto che gli oggetti eroghino tempo. Il tempo erogato da uno smartphone però è una cosa completamente inedita: è un tempo contratto e non profondo.
La casa deve essere un luogo intimo, unico e speciale. Come possiamo registrare le sue atmosfere se abbiamo perso il rapporto con la manualità, con i profumi? Il design, a mio avviso, dovrebbe tornare ad avere un rapporto con il tatto, costruendo un rapporto erotico con gli oggetti.

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