Qualche tempo fa, dopo aver finito una silloge di poesie in cui raccoglievo queste, ed un piccolo romanzetto sulla condizione femminile a partire dall’Italia Berlusconiana, ho cominciato a cercare due editori che si presentassero bene – non a pagamento – e che fossero specializzati proprio, rispettivamente, in poesia e in narrativa italiana. Siccome non avevo pretese eccessive, ho cercato tra i medi editori. Il risultato di settimane, mentre intanto curavo l’editing dei libri per renderli presentabili, è stato quello di due nomi che mi sembravano particolarmente buoni: Samuele Editore per la poesia, Puntoacapo per la narrativa. In entrambi i casi, dopo qualche tempo, ho ricevuto giudizi positivi per la pubblicazione. In entrambi i casi, i giudizi non erano scontati: avevano letto davvero ciò che avevo scritto. Samuele Editore, dopo qualche elogio, comincia a lavorare ad una miglioria generale dei testi operando, in sincerità, un pregevole editing degno di Einaudi (ho anche conservato il bel .pdf). Dopo qualche tempo, senza aver mai detto nulla ed avendo cominciato il lavoro senza che io mettessi fretta, inizia la discussione sul contratto. Risultato (1): dovevo pagare circa 1200 euro per un libretto di 40 pagine, 200 copie erano mie. Risultato (2): Samuele Editore si palesa, senza preavviso, come un editore a pagamento. Veniamo Puntoacapo. Questi cominciano inoltrandomi il giudizio di un critico abbastanza famoso, disposto ad inserirmi nella sua collana, Ivano Mugnaini che sostiene che il mio romanzo è, cito, «molto vario per spunti, temi, inventiva. Il linguaggio è rapido, procede per guizzi. Ma c’è una certa consistenza, ed anche vari riferimenti colti nell’ambito di una trama basata sull’umorismo (lieve o sarcastico a seconda dei casi e delle situazioni) ed anche su un linguaggio esplicito, attuale. Un romanzo multiforme, ma anche in grado di portare avanti con fluidità una trama vivace, scorrevole, ed un quadro disincantato e realistico del nostro tempo, della nostra epoca, con considerazioni di carattere più ampio, ironico-filosofiche». Dopo l’elogio, che appare sincero, mi contatta la segreteria editoriale. Qui, addirittura, succede l’impossibile. Risultato (1): dovevo pagare circa 1100 euro per un libretto di 80 pagine ed averne per me solo 50!. Risultato (2): Puntoacapo, che si pregia di grandezza letteraria, e credo in parte sia vero, sono anche molto genitli, è comunque un editore a pagamento.
Sono dentro generazione TQ da un po’, chi ci segue sa che difendiamo il mestiere dello scrittore e contestiamo apertamente l’editoria a pagamento. L’editoria a pagamento fa schifo, solo in certi casi si possono accettare condizioni in cui – letteralmente – si paga per lavorare. Ad esempio per la pubblicazione di saggi universitari molto tecnici pagati, chessò, con fondi di ricerca o affini. Ma non mi addentro nella riflessione accademica. Oggi, su rivista Studio, leggevo l’intervista a Andrew Wylie, leggenda tra gli agenti letterari, che riesce a farsi pagare anche 750.ooo dollari d’anticipo per un suo autore. Sostanza: gli editori, grandi o piccoli, devono puntare sui propri scrittori, investire denaro. Non è neanche necessario un anticipo, ma quantomeno guadagnare su ciò che si vende senza dover pagare centinaia di copie che stanno in garage a fare la muffa. Trovo osceno che alcuni editori, per altro i due descritti sono stati gentilissimi e credo anche sinceri nell’apprezzare il mio lavoro, chiedano soldi senza neanche dichiarare sui siti che sono a pagamento. Anzi, spesso vantano presunti risultati letterari e grandi nomi.
Scrivere costa fatica. Se devo scrivere bene, di qualità, non posso fare altro. Non possiamo pensare di vedere scrittori/muratori. O fai l’uno, o fai l’altro. Il cane si morde la coda: i grandi editori pubblicano spesso tramite agenzie letterarie o affini. I piccoli pubblichi se sborsi i tuoi soldi. Grandi eccezioni, certo, penso alla Adelphi per le grandi o ad Aracne che non mi ha chiesto nulla, anzi dovrebbe pagarmi a breve visti gli ottimi risultati del libro.
Risultato totale: due nuovi, insospettabili ed insospettati, editori da aggiungere tra quelli a pagamento e due libri, i miei, che rimarranno nel cassetto fin quando non arriverà una proposta onesta.
E le parole scritte, tra le notti insonni e pensose, si perdono in questo oceano fatto di soldi, e di squallore …
Ci sentiamo in radio, giovedì, per qualche riflessione a proposito. Aggiungo che non ho nulla di personale con i due editori, i nomi sono riportati per fare pubblico servizio a coloro che si apprestanto a proprorre in giro le loro opere dunque, la mia riflessione, parte dal particolare ma ha carattere generale.